Treno della memoria 2010: "Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario"

OSCAR BORGOGNO – Sabato 27 gennaio oltre 700 ragazzi da tutta Italia hanno partecipato al Treno della Memoria: un viaggio che li ha portati fino a Cracovia, in Polonia, per vedere coi propri occhi cosa furono i campi di concentramento nazisti, dove milioni di persone vennero barbaramente uccise dall’odio razziale, poco più di 60 anni fa.

L’iniziativa è stata ideata e organizzata dall’associazione torinese Terra del Fuoco (fondata nel 2001 da un gruppo di ragazzi per promuovere la cittadinanza e l’impegno civile) con la collaborazione di Libera e Acmos.

Oltre alla Regione Piemonte, che ha fortemente finanziato il progetto, hanno contribuito numerosi Comuni tra cui quello di Cuneo. Sono stati infatti più di 100 i ragazzi provenienti da quasi tutte le scuole superiori della Granda ad aver partecipato al viaggio.

Gli studenti, prima della partenza, hanno partecipato ad un incontro iniziale con gli organizzatori, che hanno approfittato dell’occasione per ringraziare le autorità e in particolare Marta Levi, Assessore alle Politiche Giovanili della Città di Torino, “che ha creduto sin dall’inizio in questo progetto, nato nel 2005 e andato via via crescendo fino a coinvolgere ben altri 3 treni da tutta Italia” e avvertire i ragazzi che “questo viaggio non conduce a delle risposte, ma ad altre domande, ancora più profonde”. Non sbagliavano.

Nel corso del viaggio, durato all’incirca 16 ore, si sono alternati momenti di riflessione con gli educatori e momenti in cui si respirava il tipico clima da gita scolastica, tra canti e nuove amicizie coi ragazzi delle altre regioni. Giunti finalmente a Cracovia, dove le temperature si attestano abitualmente a -16 gradi , è iniziata la visita vera e propria: quella nei luoghi che hanno segnato la storia europea del razzismo e dell’indifferenza.

“Non avrei mai immaginato che le condizioni con cui era trattata la popolazione ebrea fossero così disumane, non riesco a spiegarmi tutto quest’odio. L’isolamento del ghetto è qualcosa di incomprensibile e violento…” rivela Daniela F. nel corso della visita all’ex quartiere ebraico di Cracovia che, nel giro di pochi anni, passò da 70 mila abitanti a poco meno di 15 mila, dei quali la maggior parte venne poi fucilata in strada e deportata nei lager durante gli ultimi anni di guerra.

Ma il momento più delicato e importante è stato quello della visita ai campi di Auschwitz e Birkenau,. La paura più grande di molti studenti era proprio quella di “non essere all’altezza di una simile esperienza”. Ma “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario” hanno ripetuto gli animatori, citando una celebre frase di Primo Levi. Non è facile infatti entrare in un luogo in cui, nel giro di pochi anni, la raffinata macchina di morte nazista riuscì ad uccidere più di un milione e 100 mila persone. “Dati, questi – tengono a precisare dal museo di Auschwitz-Birkenau – che potrebbero essere di gran lunga inferiori a quelli effettivi, dato che non tutte le vittime dei lager vennero registrate”.

Una volta sorpassata la famosa scritta “Arbeit macht frei” (“il lavoro rende liberi”), con cui venivano accolti ogni giorno i deportati nel campo di concentramento, tra gli studenti ha regnato un profondo silenzio, nonostante le centinaia di visitatori che affollavano la struttura. In una delle prime sale i ragazzi hanno visto una piccola piramide di cenere: tutto ciò che rimane delle migliaia di corpi bruciati nei forni crematori dei lager. “Il resto delle ceneri venne impiegato dai nazisti come fertilizzante o sparso sulle strade dei lager per sciogliere la neve”, ha spiegato una delle guide del museo.

Per certe situazioni proprio non si possono usare le parole. “Come descrivere quell’ammasso di 2 tonnellate di capelli che ho visto? A quante persone saranno appartenuti? E pensare che quelle non sono che una parte delle 7 tonnellate ritrovate dai Russi al loro arrivo nei campi, e la maggior parte erano già state utilizzate per produrre tessuti e sacchi!” dice con profondo sgomento Paolo R. mentre cammina di fronte a ciò che resta dei deportati nel campo: mucchi di vestiti, di scarpe, di occhiali, di giocatoli.

Scrisse ancora Primo Levi in Se questo è un Uomo “distruggere un uomo è difficile, quasi quanto crearlo: non è stato agevole, non è stato breve, ma ci siete riusciti, tedeschi. Eccoci docili sotto i vostri sguardi: da parte nostra nulla più avete a temere: non atti di rivolta, non parole di sfida, neppure uno sguardo giudice”, ecco spiegato l’annientamento dell’individuo che avvenne nei lager, dove sette guardie tedesche riuscivano a controllare oltre 3000 deportati senza temere atti di rivolta.

Dopo la visita ai campi, si è tenuta una grande assemblea generale che ha coinvolto tutti i 700 ragazzi del Treno e durante la quale Rosario La Rossa (ventiduenne che da anni combatte la camorra a Scampia) ha tenuto un intervento dai toni forti e toccanti: “Ciascuno di noi si deve impegnare perché l’umanità non ricada più in una simile spirale di follia, dovuta soprattutto al conformismo e alla disinformazione. Per questo motivo il nostro compito è combattere il male dei nostri tempi e del nostro Paese: le mafie. Sono loro che prosperano nella nostra indifferenza. E ricordatevelo tutti: potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera!”.

Molti gli interventi dei ragazzi, dai quali è emersa una grande volontà di impegno e partecipazione affinché tutto ciò che è accaduto 60 anni fa in Europa non si possa più ripetere.