Incontro a Cuneo con Carla Rostagno

“Chi ha ucciso Mauro deve sapere che non smetterò di lottare

perché il processo non sia mai archiviato”

ANNA CATTANEO – L’ultima volta che Carla Rostagno ha visto il fratello Mauro, è stato quando era già morto. “Sembrava Che Guevara” dice, riferendosi alla foto del rivoluzionario steso sul tavolo dell’obitorio. “C’è una differenza però: Mauro sorrideva”.

fg230310_rostagno_carlaUn ricordo indelebile quello della sorella di un uomo dai tanti passati: prima militante di Lotta Continua nella Torino degli anni Settanta, poi laureato in sociologia a Trento con il massimo dei voti per approdare negli anni Ottanta a Lenzi, in Sicilia, dove diventa terapeuta nella comunità per tossicodipendenti “Saman” e giornalista di denuncia in una tv locale.

Mauro Rostagno è stato tutto questo, ma soprattutto un uomo di grande coraggio, che con ironia tagliente, simile a quella di Peppino Impastato, ha svelato davanti alle telecamere di Radio Tele Cine le collusioni tra mafia e amministrazione locale.

La sua ricerca appassionata della verità si è però scontrata con il potere della criminalità organizzata, fatto di corruzione e violenza, in una terra dove l’omertà isola chi ha la forza di opporsi e lo rende facile bersaglio dei killer che nel caso di Mauro Rostagno non hanno risparmiato pallottole la sera del 26 settembre 1988.

foto 3Eppure la matrice mafiosa fu l’ultima delle ipotesi prese in considerazione dagli inquirenti. Dapprima ci fu quella politica: collegare l’omicidio del commissario Luigi Calabresi e alla morte di Rostagno, visto il suo passato di militante in Lotta Continua, poi prese piede l’idea di un delitto maturato nella comunità “Saman” a causa un presunto traffico di droga al suo interno.

Un’altra pista fu la ritorsione: Mauro Rostagno, infatti, avrebbe scoperto che il cofondatore di “Saman”, Francesco Cardella, usava due navi destinate ad ospitare “comunità marine” per vendere in armi a Malta e in Somalia. La stessa regione africana dove nel 1994 fu uccisa la giornalista Ilaria Alpi mentre era sulle tracce di un traffico di armi e rifiuti tossici gestito dai clan italiani.

Un intreccio da spy story per una delle 900 pagine buie nella storia del nostro Paese, tante quante sono i nomi delle vittime di mafia che l’associazione Libera ha ripetuto a Milano nella giornata dedicata alla loro memoria.

In questo giorno, Libera si stringe attorno ai familiari così come a Cuneo tanti giovani si sono ritrovati ad ascoltare la testimonianza di Carla Rostagno che, a distanza di anni, ancora smorza la voce quando rabbia e commozione riaffiorano assieme al ricordo di suo fratello Mauro, ucciso a 46 anni.

(Nelle foto: Carla Rostagno e il sindaco di Cuneo, Alberto Valmaggia; l’incontro a Cuneo)