Pino Masciari diventa cittadino onorario di Cuneo: questo è un Uomo

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OSCAR BORGOGNO – Mercoledì 21 aprile il testimone di giustizia Pino Masciari ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Cuneo, grazie all’impegno dei consiglieri Laugero e Panero. Giornata divisa in tre momenti: prima un incontro con i ragazzi delle superiori, poi coi ragazzi dell’università in fine, alle 18.00, consegna della cittadinanza onoraria nel corso del consiglio comunale.

Chi ha partecipato all’incontro del 21 aprile tra Pino Masciari e i circa trecento studenti di Cuneo, non si dimenticherà facilmente di ciò che ha visto e sentito. La sua coscienza (perché tutti ne abbiamo una) non glielo permetterà. Non potrà far finta di niente, dopo aver udito le sue parole. Le parole di un uomo che dalla vita aveva tutto. Era ricco, aveva una famiglia, la sua impresa edile faceva affari d’oro in Calabria e all’estero. Solo una cosa non andava: tutto ciò che ci stava intorno.

Era il periodo delle grandi stragi di mafia, quelle che uccisero Falcone e Borsellino. In Calabria intanto ancora nessuno osava parlare di ‘ndrangheta. Ma Pino lo fece. Denunciò quel sistema fatto di collusioni politico-mafiose che si era ormai infiltrato in tutta la società calabrese, dal negozietto sotto casa all’azienda con 500 operai. Fece i nomi e i cognomi di quelli che gli chiesero il pizzo. Raccontò tutto ai magistrati: dai mafiosi che volevano il 3% ai politici che ambivano al 6%.

Partirono le indagini e i criminali iniziarono a pagarne le conseguenze. Ma la loro risposta non si fece attendere. Telefonate piene d’insulti e minacce nel pieno della notte,  furti d’attrezzature nei cantieri e colpi di lupara contro i macchinari. Ma Pino non cedeva. E allora decisero di gambizzare suo fratello. Perché le mafie operano così: se proprio non ti decidi a piegare la testa, te la fanno pagare colpendo i tuoi cari. Così nel 1994 Pino decise di chiudere l’azienda e licenziare quei pochi operai che rimanevano.

Tre anni più tardi venne inserito nel programma di protezione dei testimoni di giustizia e spedito in una località segreta. Per più di dieci anni lui, la moglie e i loro due figli non sono più potuti tornare in Calabria, nella loro casa. Hanno vissuto sotto scorta, isolati dalla società.

Quei trecento studenti che hanno ascoltato Pino per quasi due ore col fiato sospeso avevano gli sguardi seri e pensierosi. Forse il 21 aprile quei ragazzi hanno capito cos’è un Uomo. Hanno capito che ormai di eroi il nostro paese ne ha avuti troppi. E soltanto quando le loro azioni (come non aver piegato la testa alla prepotenza politico-mafiosa) rientreranno nell’ambito del normale, potremmo dire che sarà cambiato qualcosa. Ma tutto ciò dipende dalla nostra volontà.

Per chi volesse seguire la vicenda di Masciari: http://www.pinomasciari.org/