Anche a Cuneo Libera ha ricordato le vittime di tutte le mafie

La sera di venerdì 25 marzo, la città di Cuneo è stata attraversata da una lunga fiaccolata in ricordo “delle vittime innocenti di tutte le mafie”. Come ogni anno, i giovani del Presidio cuneese di Libera “Daniele Polimeni” (giovane ragazzo siciliano ucciso da Cosa Nostra) hanno organizzato questa serata per tener vivo il ricordo di coloro che furono vittime dell’ingiustizia mafiosa: più di 900 persone (quelle certe). Celebri magistrati (per citarne alcuni: Bruno Caccia, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici, Giovanni Falcone), giornalisti indipendenti (tra gli altri: De Mauro, Giancarlo Siani, Giuseppe Impastato, Mauro Rostagno), politici coraggiosi (si pensi al siciliano Pio La Torre), ma anche e soprattutto molti semplici cittadini. La manifestazione era, come tradizione, collegata alla Giornata Nazionale per le Vittime di Mafia che Libera organizza in occasione del 21 marzo (primo giorno di primavera), in una città d’Italia.

Quest’anno è stato il turno di Potenza, in Basilicata, nell’estremo sud dello Stivale. Migliaia di persone sono giunte da tutta Italia: dal Piemonte è partito un treno con 700 persone a bordo, insieme ad altri bus (per fa fronte all’alto numero di richieste). Di questi, quasi 100 provenivano dalla provincia di Cuneo. “E’ un’esperienza che ormai ripetiamo da anni, insieme a molti giovani” dichiara Enrico Danzi di Libera Cuneo “ci ritroviamo da tutta Italia e ci stringiamo intorno ai parenti delle vittime di mafia. Per dir loro che non rimarranno più soli”. Dal palco le parole di Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, sono risuonate vigorose in una piazza assorta in silenzio: “Non esiste un posto preciso dove collocare oggi le mafie perché la loro vera forza sta fuori, e le radici affondano nei silenzi, nel bacino delle connivenze e delle complicità, nell’indifferenza, nella rassegnazione.

Non dobbiamo parlare solo e sempre di mafie, non basta più. Bisogna ampliare lo sguardo e riconoscere la lunga mano delle mafie nelle pieghe della società con la minaccia all’uguaglianza, ai diritti, al lavoro, alla cultura, all’informazione libera”. Continua il sacerdote torinese, riferendosi ai 150 anni dell’Unità d’Italia: “Sono 150 anni anche di radicamento criminale, e allo stesso tempo di uomini e donne che lottano. L’Italia non è divisa, ma è diseguale, e sono le disuguaglianze a creare divisione. E ricordiamoci che la Costituzione è il primo testo antimafia, sta a noi farla diventare cultura e costume del paese. La Costituzione non parla di nord e sud ma parla di un paese saldato e rafforzato dai diritti e dai doveri, un paese dove alcune forme legittime di autonomia non possono significare egoismo e irresponsabilità. L’Unità d’Italia richiama la memoria delle vittime della violenza mafiosa, del terrorismo e del dovere, la memoria del loro sacrificio per la giustizia, una memoria da trasmettere e da coltivare. Sono tutti morti per la democrazia del nostro paese, abbiamo tutti la responsabilità della memoria”.

Lo stesso spirito di queste parole ha animato i ragazzi cuneesi che, nel pomeriggio, hanno organizzato un incontro con lo storico napoletano Marcello Ravveduto presso l’Istituto Storico della Resistenza, autore di numerosi saggi sulla criminalità organizzata che la sera, dal palco di piazza Virginio, ha detto: “L’Italia è famosa nel mondo non solo per le mafie, ma anche per il suo vigoroso movimento anti-mafia. Andiamone fieri!”. La serata, resa possibile anche grazie al patrocinio del comune di Cuneo, ha visto anche l’intervento del sindaco di Cuneo, Valmaggia: “In voi vedo lo stesso spirito, la grinta e la passione che anima tuttora i partigiani dell’ANPI. Vi ringrazio e mi stringo nella Memoria!”.

Mentre i volontari di Libera distribuivano thè caldo, volantini del Campeggio Resistente 2011 (26-31 luglio, Valloriate, dedicato ai 150 anni d’Unità d’Italia) e prodotti realizzati sui terreni confiscati alle mafie, la serata è proseguita con la musica occitana dei Lhi Balos. “Il messaggio che vogliamo trasmettere” dichiarano soddisfatti i membri di Libera “è sintetizzato dalle parole di don Milani: a che cosa sarà servito avere le mani pulite se le abbiamo tenute in tasca?”.

Oscar Borgogno

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