INCONTRO RIMANDATO La ‘ndrangheta nel Cuneese – Il processo Barbarossa

L’INCONTRO “Le mafie al nord: il processo Barbarossa”, con l’avvocato Valentina Sandroni, è RIMANDATO A DATA DA DESTINARSI
Dal dossier di Libera Piemonte:
https://liberapiemonte.it/2018/10/28/barbarossa-la-ndrangheta-tra-asti-e-cuneo/

Pochi titoli di giornale, relegati alle pagine locali. Tiepide o nulle le reazioni della politica o della società civile. L’Operazione Barbarossa, che ha sgominato una cellula di ‘ndrangheta operante nell’Astigiano, ha catalizzato l’attenzione per poco tempo, e forse non si è compresa la pericolosità delle dinamiche su cui ha fatto luce.

«Nel territorio di Cuneo e Alessandria si è costituito il locale del basso Piemonte, operante prevalentemente su Alba, Sommariva del Bosco e Novi Ligure, ma con influenza anche sulla provincia di Asti e con ramificazioni fino al confine regionale con la Liguria». Un estratto della relazione semestrale (gennaio-giugno 2019) al Parlamento della Dia (Direzione investigativa antimafia), che certifica come anche la Granda sia stata contaminata da organizzazioni criminali di alto livello come ’ndrangheta. Contaminazione già provata da operazioni di polizia come «Alba chiara», del 2011, che portò, appunto, allo scoprimento del «locale» del basso Piemonte e quella più recente, «Barbarossa», del 2018, che individuò una cellula ‘ndranghetista ad Asti, con affiliati nel Cuneese.

La presenza nella Granda di cosche calabresi è stata confermata anche nel 2019 dall’inchiesta «Carminius», contro soggetti collegati ai Bonavota di Sant’Onofrio, operanti a Carmagnola in contatto con Cosa nostra: «Un patto che, partendo dalla gestione degli stupefacenti, aveva portato ad investire in attività apparentemente legali, come società finanziarie, immobiliari, concessionarie di autoveicoli, imprese edili, ditte operanti nella ristorazione e gestione di slot machine, per un valore di oltre 45 milioni di euro». «Per quanto concerne la criminalità di matrice straniera – riporta il documento – si conferma anche nel Cuneese la presenza di gruppi di origine nord-africana e albanese che gestiscono prevalentemente le attività di spaccio e traffico di sostanze stupefacenti, nonché il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione di connazionali. La provincia ospita anche gruppi di “sinti”, dediti per lo più alla commissione di reati predatori».

Gli investigatori sfatano il mito di provincia tranquilla: «Nonostante il radicamento mafioso in Piemonte sia consolidato negli anni e sia definito da pronunce giudiziarie, attraverso le più recenti inchieste si è evidenziato come in molte aree interessate dal fenomeno mafioso non si avesse ancora piena coscienza degli effetti nefasti di questo insediamento»

Allarme della Direzione investigativa antimafia “Anche la Granda contaminata da ’ndrangheta” – La Stampa
https://www.lastampa.it/cuneo/2020/01/19/news/allarme-della-direzione-investigativa-antimafia-anche-la-granda-contaminata-da-ndrangheta-1.38348936